Trieste - Piazza Piccola, Largo Granatieri, Via della Procureria,
Via Malcanton e Via del Teatro Romano

Piazza Piccola: Denominazione settecentesca per questa piazza, così chiamata per distinguerla dalla piazza Grande (oggi dell’Unità d’Italia). Il toponimo trova attestazione almeno dal 1735; cfr. i diari di A. Scussa alla data del 20.8.1735: «li fighi Zucherini hoggi si vendeuano in Piaza piccola tre al Soldo.. L’antica piazzetta ha subito notevoli mutamenti nel nostro secolo, causa le demolizioni effettuate negli anni Trenta. Rimane superstite, oltre a casa Civrani-Eisner-Polacco con ingresso in via della Procureria (1804), palazzo Costanzi (n. civ.3), importante costruzione progettata dall’arch. P. Nobile (1815-1817), in parte ristrutturata dall’arch. V. Valle nel 1841 e oggi degna sede di esposizioni. È scomparsa invece casa Bidischini, che già si trovava tra piazza Piccola e l’androna San Lorenzo, in corrispondenza dell’attuale largo Granatieri. All’opposto era casa Machlig, che formava angolo con la scomparsa androna del Pozzo, demolita per la costruzione del palazzo del Genio Civile (Ministero dei Lavori Pubblici), con ingresso in via del Teatro romano. Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.
Palazzo Costanzi. Nel 1815 l'arch. Pietro Nobile ricevette l'incarico dalla famiglia Costanzi di sistemare il fondo di loro proprietà dietro l'allora Piazza Grande dove all'epoca sorgevano già alcuni fabbricati di pertinenza di Giobatta Costanzi, cancelliere di sanità. Promotore della fortuna dell'antico casato era stato Matteo de Costanzi che, approdato da Cadice a Trieste sul finire del XVII secolo, aveva fondato la sua ricchezza sul commercio. Pare che nel 1817 prendessero avvio i lavori per la costruzione del palazzo che di lì a poco prenderà il nome dall'illustre famiglia. Gli scavi per la costruzione del nuovo fabbricato portarono alla luce interessanti tracce dell'antico porto romano: gradinate d'approdo e colonnine di attracco scomparvero purtroppo inglobati nelle fondamenta della nuova costruzione, breve testimonianza di un antico passato dove il mare, estendendosi ben oltre l'attuale Piazza dell'Unità, giungeva a lambire le pendici del colle di S. Giusto. Nel 1840 l'edificio passò di proprietà venendo ceduto a Daniele Caroli, che, su progetto di Valentino Valle, volle ampliare la struttura originaria seguendo già il modello indicato dal Nobile. Otto anni più tardi, il complesso cambiò nuovamente proprietario, venendo acquistato da Panajotti Giorguli. Nel 1901 venne trasferita nel palazzo la nuova sede della ragioneria civica. Dichiarato, nel 1954, edificio di notevole interesse storico, il Comune ne divenne legittimo proprietario l'anno successivo allorquando acquistò dall'ing. Umberto Fonda, allora prorpietario. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

L'edificio, denominato Palazzo Costanzi e adibito a spazio espositivo e ad uffici, sorge su un lotto delimitato da via del Teatro Romano, Passo Costanzi, Largo Granatieri, Piazza Piccola e via della Muda Vecchia. Il manufatto si colloca perpendicolarmente a via del Teatro Romano e si apre con il lato corto verso lo spazio pubblico antistante. E' costituito da una pianta rettangolare irregolare e si eleva per quattro piani fuori terra. Tra il fabbricato storico e l'adiacente edificio è stato realizzato un volume di collegamento al fine di consentire una fruizione continua degli spazi e un passaggio al coperto. L'ingresso principale è posto lungo via della Muda Vecchia. La struttura portante verticale dell'edificio è in muratura, quella orizzontale in legno. I prospetti lungo via del Teatro Romano e Passo Costanzi presentano la medesima logica compositiva, mentre gli altri due sono caratterizzati dall'inserimento di ulteriori elementi architettonici. All'interno, in posizione baricentrica, si sviluppa l'atrio d'ingresso, che contiene il vano scala, costituito da rampe di gradini lapidei, e presenta una parete semicircolare e colonne cilindriche rivestite in marmo. A partire da questo spazio centrale si articola un corridoio di distribuzione, che divide longitudinalmente in due l'edificio. Le pavimentazioni interne sono in lastre di pietra, mentre le pareti presentano una finitura ad intonaco di colore bianco o crema.

Lastra lapidea posta sul fronte interno verso il piazzale, recante incisa la scritta commemorativa "PIETRO NOBILE/ CAMPESTRO IN CANTON TICINO 10.10.1776 - VIENNA 7.11.1854/ DELL'ARCHITETTURA NEOCLASSICA TRIESTINA ARTEFICE/ CONSIGLIERE AULICO DELLE FABBRICHE/ DIRETTORE DELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA A VIENNA/ NEL 150° ANNO DELLA MORTE/ LA SOCIETA' DI MINERVA IL COMUNE DI TRIESTE/ 7 NOVEMBRE 2004".
L'edificio presenta i fronti verso Passo Costanzi, Via del Teatro Romano e parte di quello lungo Via della Muda Vecchia ad intonaco fugato, mentre negli altri prospetti la pietra è a vista. Tutti sono completati da uno zoccolo in pietra d'Istria bocciardata. La composizione dei prospetti viene scandita orizzontalmente da fasce marcapiano in pietra d'Istria di colore grigio che si articolano lungo tutti i lati del manufatto. Sotto le finestre degli ultimi due livelli si sviluppano due cornici leggermente in aggetto dello stesso materiale. La finitura ad intonaco è tinteggiata color crema. La copertura è inclinata a falde con manto di rivestimento in coppi, sporgente dal filo della facciata con grondaie e pluviali in lamiera verniciata. I prospetti lungo via del Teatro Romano e Passo Costanzi presentano una successione di forature regolari, con cornice in pietra grigia bocciardata e serramenti lignei bianchi a due battenti. Al pianoterra vi sono anche porte in legno tinteggiato di verde a due ante con sopraluce vetrato. Le aperture del fronte interno verso il piazzale sono allineate e chiuse al pianoterra da griglie metalliche. Qui vi è anche una targa lapidea affissa in onore dell'architetto neoclassico Pietro Nobile. La facciata che si apre su Piazza Piccola è caratterizzata dall'inserimento di ulteriori elementi architettonici, come un balcone sostenuto da quattro mensole lapidee con volute e decori, intervallate da tre forature circolari. Sul balcone si aprono tre serramenti lignei ad arco a due ante, mentre al piano superiore vi sono tre aperture lignee con balaustra metallica e lastre decorate con ghirlande, con al centro due paraste lapidee circolari. All'ultimo livello vi sono due finestre lignee a due battenti, con al centro una nicchia rettangolare. Lo zoccolo in pietra a vista raggiunge l'altezza del primo piano e continua parzialmente anche nel prospetto lungo via della Muda Vecchia. Quest'ultimo presenta una sequenza di fori rettangolari con griglia metallica al pianoterra, finestre ad arco con balaustra lapidea decorata al primo piano, metallica al secondo. L'ingresso centrale è sottolineato da una cornice in conci lapidei posta attorno al serramento ligneo ad arco a due battenti. In corrispondenza degli ingressi esterni vi sono dei gradini in pietra. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)
Piazza Piccola: Denominazione settecentesca per questa piazza, così chiamata per distinguerla dalla piazza Grande (oggi dell'Unità d'Italia). Il toponimo trova attestazione almeno dal 1735. (Da Trieste di ieri e di oggi)

Palazzo Eisner Civrani

A sinistra Palazzo Eisner Civrani e a destra la facciata posteriore del Municipio con il passaggio coperto che unisce i due palazzi.
Sopra e a sinistra: Palazzo Eisner Civrani tra Via della Procureria, ove risiedeva il Procuratore Generale, e Piazza Piccola. L'edificio fu eretto, molto probabilmente, nel 1804 (data che compare nella targa apposta sul portone centrale), ma l'architetto che lo progettò è rimasto anonimo. A conferma di questa data c'è anche un documento conservato all'Archivio di Stato, datato 22 dicembre 1803 in cui Maria Teresa Civrani e suo marito Carlo Leopoldo Eisner chiedono la riedificazione delle loro tre vecchie case, site in piazza Piccola, i cui numeri tavolari corrispondono a quelli dell'attuale Palazzo Eisner-Civrani.
Il palazzo, proprietà di MariaTeresa Civrani e del marito Carlo Leopoldo Eisner, passò in eredità ai loro figli, che nel 1850 lo vendettero alla famiglia Polacco. L'ultimo erede, Alfonso Polacco, la lasciò in eredità la casa al Comune. (da: retecivica.trieste.it/triestecultura)

In Via della Procureria c'era l'Antica Bonavia, il ristorante preferito da James Joyce. Nel periodo tra le due Guerre Mondiali il ristorante era frequentato da Pietro Pancrazi ed i suoi amici di Trieste Giotti, Saba, Stuparich, Benco ed altri. Mentre al n. 6 della via abitò Guido Voghera.

Palazzo del genio Civile - Ministero dei Lavori Pubblici in Largo Granatieri

Nel 1934 si dava il via ai lavori di sventramento di tutta la zona retrostante il Palazzo Municipale prospiciente via di Riborgo, lavori che di lì a poco riveleranno il tesoro del Teatro Romano e che cancelleranno per sempre il ricordo della città primitiva. In poco tempo la zona posteriore l'antica Piazza Piccola cambierà completamente fisionomia. Nel 1937 il Comune conferiva all'arch. Vittorio Privileggi l'incarico di progettare l'ampliamento dell'edificio municipale originario sviluppandolo in grandezza con due nuovi ali dietro la disadorna facciata: nell'ala sinistra, grazie alla demolizione del palazzo ex Polacco, avrebbe trovato posto l'ufficio di igiene, nell'ala destra, l'anagrafe, lo stato civile, la ragioneria civica. Di fatto venne approvato unicamente la costruzione dell'ala destra prospiciente via Malcanton.
Nel 1936 le impellenti necessità amministrative imposero al Comune l'obbligo di ingrandirlo anche nella parte retrostante, di fronte a Palazzo Costanzi. I lavori di costruzione del nuovo fabbricato, le cui forme architettoniche si rifacevano al vicino Palazzo del Genio Civile, iniziarono nel 1938 e furono portati a termine dalla ditta milanese " S. A. ing. Giovanni Radio e C." in tempi molto brevi anche se il progetto iniziale, comprendente una galleria che da via Malcanton avrebbe dovuto collegare via Punta del Forno, non venne mai presa in considerazione. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Largo Granatieri: San Vito-Città Vecchia. Attiguo a piazza Piccola, dietro il Palazzo municipale. Delibera del Consiglio Comunale numero 206 d.d. 29.5.1951 questo largo, creato con le demolizioni degli anni Trenta e fino a quell’epoca privo di intitolazione, venne denominato «largo Granatieri», a ricordo del corpo di soldati specializzati dell’Esercito italiano (fanteria), chiamato «granatieri» nel 1567 perché costituito da lanciatori di granate a mano; la Brigata Granatieri fu una delle prime ad essere ricostituite dopo l’armistizio. L’ampio e moderno palazzo dell’anagrafe, sede di uffici comunali (ingresso passo Costanzi numero 1), venne eretto nel 1958 su progetto (1954) degli architetto A. Cervi e R. Boico. Al numero civico 2 di largo Granatieri, invece, si trova l’ingresso dell’ala nuova del municipio, un edificio costruito su progetto dell’ing. V. Privileggi (1937) sul sedime di alcune antiche abitazioni, già con ingresso su via Malcanton. Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

Nel 1951, con delibera consigliare n. 206 datata 29 maggio, la zona posteriore il Palazzo Municipale assunse la nuova denominazione di largo dei Granatieri.
La costruzione effettiva del Palazzo dell'Anagrafe risale invece al 1958 su progetto degli architetti R. Boico e A. Cervi.
L'edificio molto semplice e lineare in pietra bianca voleva creare una sorta di continuità ideale con Palazzo Costanzi cui si legava ormai indissolubilmente con un passaggio permanente la cui erezione fece piuttosto discutere.


Il palazzo dell'anagrafe

A sinistra: Fabbricato di Via del Teatro Romano 17
Il palazzo del Genio Civile a sinistra: L'incarico di erigere il Palazzo del Genio Civile, destinato a nuova sede degli uffici dipendenti dal Ministero dei Lavori Pubblici, fu affidato direttamente all'Ufficio del Genio Civile di Trieste, che progettò anche l'arredamento. Nel 1936 venne predisposto il piano generale di lavoro che prevedeva, per ragioni di bilancio, l'esecuzione in diversi lotti. La conclusione del primo lotto, iniziato nel 1937, avvenne nel settembre del 1938, mentre lo stato finale dei lavori fu portato a termine nel 1940. Nel 1941 il certificato di collaudo dell'immobile fu sottoscritto dall'ing. Carlo Mancini. Il palazzo costituisce una testimonianza storica del contesto urbanistico e architettonico triestino in puro stile littorio e la sua realizzazione rientra nell'intervento di risanamento del centro storico a seguito dello sventramento della Città vecchia.
La struttura presenta una pianta di forma trapezoidale ed è composta da due corpi di fabbrica ad L disposti in modo da creare un'ampia corte interna. L'angolo riservato all'ingresso monumentale è caratterizzato da una soluzione curva. Le facciate sono rivestite in pietra e caratterizzate da un gioco di linee orizzontali parallele che moderano la percezione di verticalità data dai sette piani della costruzione. (da:biblioteche.comune.trieste.it)

A sinistra nella foto sopra:
Palazzo del genio Civile - Ministero dei Lavori Pubblici

Capo di Piazza Giovanni Bartoli angolo Via Malcanton

il Consolato dei Paesi Bassi in Capo di Piazza Giovanni Bartoli

Via della Procureria angolo Via Malcanton

Sopra e sotto: Via Malcanton deve il suo nome alla presenza in questa strada, fino al 1753, delle mura dell’antica Trieste che proprio qui formavano un angolo o “canton” in dialetto. Ormai ridotte in rovina, alquanto basse e con pietre sporgenti, venivano scavalcate con molta facilità, per cui erano diventate il ritrovo di malviventi che potevano facilmente scappare con questo stratagemma alle forze dell’ordine, infatti di notte nessuno vi passava poiché era molto alto il rischio di essere derubati senza ricevere soccorsi in tempo utile e proprio per questa fama la via diventò “Malcanton” Al civico 10 c’è la Casa dei Giuliani, una delle 13 casade di Trieste.(da: https://danieledemarco.com/)

Via del Teatro Romano (dal 1939 al 1943 Corso Littorio)
Nella foto, oltre al Palazzo el Genio a sinistra, al centro è visibile la parte posteriore di Palazzo Costanzi che dà su Piazza Piccola, il lato posteriore del Municipio con la torre dell'orologio e a destra la parte posteriore del Palazzo dell'Anagrafe che risale al 1958 su progetto degli architetti R. Boico e A. Cervi.


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